Sei un osso duro”, “Con te non vorrei mai litigare”, Non hai peli sulla lingua”, “Sei tosta come un uomo”.

Più di una volta mi sono sentita dire queste cose e, ogni volta, mi sentivo gratificata, soprattutto per l’ultima:Sei tosta come un uomo”.

E ogni giorno ero portata a rafforzare la mia immagine da Wonder Woman, o meglio, da Superman…

Sto parlando di tanti anni fa, all’incirca 30, quando non c’erano tante donne a gestire una scuderia, quando a dirigere il mondo equestre c’erano quasi esclusivamente uomini.

Le donne che avevano raggiunto posizioni di “prestigio” si potevano contare sulle dita di una mano, o forse due, e queste poche erano “toste come un uomo”.

Loro erano il mio modello di riferimento.

Una squadra di donne

Eppure, proprio in quegli anni, nonostante queste “credenze”, ho creato quello che è stato il successo più grande della mia vita lavorativa: una scuderia con tutta la squadra di lavoro composta da donne.

Io che la gestivo, una collaboratrice, un’istruttrice, le grooms.

Un luogo magico che tutte noi e i nostri clienti ricordano con entusiasmo.

Non è stato pianificato a tavolino, è semplicemente capitato. Penso che la mia guida sia stata l’intuito, non me lo saprei spiegare altrimenti. Certamente non la razionalità, visti i tempi nei quali è successo.

Un ring nella mia testa

Intuito – razionalità

femminile – maschile

creatività – imitazione

cordialità – distacco

Tutte queste dualità hanno fatto a pugni nella mia testa come due pugili sul ring.

Beh, almeno adesso ne sono consapevole e c’è una parte di me che, come un arbitro, tiene a bada i due combattenti per evitare che si massacrino con colpi bassi.

Perché ti racconto tutto questo?

Il 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è appena passato.

Non sono mai stata una vittima. Fortunatamente.

Ma una violenza l’ho subita anch’io.

Quella procurata dai miei stessi pensieri, quella di seguire per anni un modello maschile, quella di nascondere la mia parte femminile per paura di rendermi vulnerabile.

L’ho vissuta sulla mia pelle di “donna di cavalli”.

Sono passati un po’ di anni, ma vedo con tristezza ancora oggi nel nostro mondo equestre grandi donne che si nascondono dietro una maschera.

Non voglio aggiungere altro, non ho intenzione di fare un trattato psicologico né un’esortazione femminista.

Solo una cosa ti voglio passare, donna di cavalli.

Non abbiamo bisogno di indossare abiti che non sono cuciti su di noi per poter liberare il nostro valore.

Siamo noi stesse, con la nostra autenticità, le nostre emozioni e la nostra potenza femminile.

Solo così possiamo essere veramente felici.

Una donna felice diventa una stella.

Una squadra di donne felici raggiunge la luna

Alla nostra felicità

Daniela

P.S. Non penso che abbiamo bisogno di ricorrenze particolari per far parlare di noi, anzi, questa cosa mi fa un po’ incazzare.

E penso anche che non mi renda più “sicura” avere delle poltrone “riservate”.

Sono invece convinta che, se siamo felicemente autentiche e sinceramente unite, saranno le “poltrone” a venire da noi.