Tre anni fa ho deciso di non lavorare più nel mondo equestre.

Mi ritrovavo a passare tutto il giorno in scuderia per affrontare sempre gli stessi problemi: 

  • controllare che i collaboratori e i dipendenti avessero svolto i loro compiti per poi intervenire sulle cose mal fatte
  • mediare nei litigi tra gli istruttori 
  • ascoltare le lamentele dei soci e sopportare i loro capricci
  • occuparmi dei quasi quotidiani imprevisti

La mia presenza era indispensabile per il normale funzionamento della scuderia. Di conseguenza la mia vita personale era diventata praticamente inesistente e le mie giornate erano diventate delle fotocopie. 

In compenso il mio stipendio serviva giusto per far fronte alle spese quotidiane (e a volte non era sufficiente neanche per quelle).

Mi sono così ritrovata stanca, demotivata, senza la voglia di confrontarmi per esporre le mie idee, che nel frattempo diventavano sempre più confuse.

Così, prima di compromettere la qualità del mio lavoro e anche la mia salute mentale, ho deciso di abbandonare.

E poi cosa ho fatto?

A parte una parentesi lavorativa nell’azienda di famiglia, io mi ero sempre dedicata alla gestione e alla direzione di centri ippici.

Era arrivato il momento di sbirciare al di fuori dell’ambiente equestre e di cercare delle alternative.

Non ti nascondo che in quel periodo mi sentivo un po’ destabilizzata e confusa, ma non abbastanza per buttarmi alla cieca in una nuova avventura. 

Di una cosa ero sicura: qualunque strada avessi deciso di intraprendere, avrei avuto bisogno di imparare nuove competenze.

E da qui è iniziato un percorso che mi ha portata anche all’estero per imparare dai migliori formatori, anche se poi ho trovato qua in Italia la persona che mi ha dato e mi sta dando grandi spunti di crescita personale e professionale.

Ho fatti corsi di time management, di marketing, di vendita, di project management, sull’intelligenza emotiva, sulla comunicazione, sul problem solving, sull’uso delle mappe mentali, sull’apprendimento e sull’insegnamento, sull’organizzazione e sulla pianificazione. Mentre imparavo mettevo in pratica il contenuto dei corsi.

La svolta

Un valore aggiunto a frequentare questi corsi è l’opportunità di confrontarsi con imprenditori, manager e liberi professionisti, tutti con la determinazione a migliorare la propria situazione lavorativa e personale (due facce della stessa medaglia: quanti di voi riescono a dimenticare le grane sul lavoro quando superano la porta di casa?) e condividere esperienze, problemi, soluzioni trovate. 

Un confronto tra realtà lavorative diverse che mi è stato di grande ispirazione.

Ho rivisto con dei nuovi occhiali il mio passato lavorativo, con gli errori commessi e i successi raggiunti, e ho selezionato e adattato le mie nuove competenze per applicarle alla gestione e alla direzione di un centro ippico. Tutto questo mi ha portato a fare delle considerazioni.

Le mie considerazioni

  • le ASD non hanno un budget tale da potersi permettere l’assunzione fissa di una persona per la direzione del centro ippico
  • c’è una grande differenza tra lavorare improvvisando o in maniera intelligente, differenza che si ripercuote sulla quantità di tempo, energia e denaro impiegati e, fondamentale, sulla qualità di vita
  • questo metodo efficiente di lavoro, insieme al giusto atteggiamento mentale, deve essere acquisito dalla persona responsabile della scuderia, sia per metterlo personalmente in pratica, sia per trasmetterlo ai propri collaboratori
  • in questo modo la scuderia si svincola dalla presenza fissa di una persona per la direzione e diventa autonoma nella sua gestione
  • finora sono state insegnate competenze tecniche o collegate all’applicazione sportiva (psicologia sportiva, relazioni con gli allievi, ecc.), ma non si è mai parlato di competenze imprenditoriali e manageriali per la gestione di un centro ippico
  • la valutazione e l’analisi della gestione della scuderia fatte da una persona esterna al team di lavoro, e quindi non coinvolta a livello emotivo, è fatta con maggiore obiettività e lucidità

Da queste considerazioni, dalla consapevolezza di avere adesso le risposte, anziché dei punti interrogativi, a tanti dubbi e domande, dalla mia nuova energia che ha sostituito la passività dell’impotenza, dal desiderio di dare il mio contributo a chi è disposto a mettersi un nuovo paio di occhiali, ecco, da tutto questo è nato il mio nuovo ruolo di consulente.